Questo blog è nato dall'esigenza di un nuovo modo di fare didattica. Una didattica che si avvalga dei nuovi strumenti che la tecnologia ci offre. E il web è quello straordinario contenitore che ci permette di reperire testi, video, musica, e quant' altro possa essere di incremento al nostro patrimonio culturale. Attraverso questo blog la nostra classe si apre al mondo; la lezione non rimane confinata nel chiuso di un'aula, ma trova, attraverso internet, una "vetrina" attraverso cui poter mostrare tutto quello che da essa nasce e si sviluppa.
La musica di sottofondo è la sonata "facile" di Mozart. La scelta non è casuale, la musica di Mozart esprime infatti quella vitalità e quella leggerezza che spero accompagnino sempre i miei alunni.

domenica 13 gennaio 2008

XXVI Canto - Ulisse e il folle volo

Siamo arrivati al XXVI Canto della Divina Commedia, il Canto in cui i due sommi poeti, Dante e Virgilio, incontrano Ulisse. Ci troviamo nel girone dei fraudolenti, di coloro cioè che nella vita si sono macchiati del peccato di aver ingannato il prossimo con le parole. I peccatori che sono nel girone dei fraudolenti, sono condannati ad essere nascosti per l’eternità in una lingua di fuoco. Secondo la legge del contrappasso, come nella vita hanno nascosto le loro reali intenzioni, ora sono nascosti in una lingua di fuoco. Il fuoco sta a significare qualcosa che consuma, che è distruttivo, così come lo sono stati i loro discorsi con i quali hanno ingannato il prossimo.
Ulisse è stato in vita molto abile con le parole e molto astuto; infatti è stata sua l’idea del cavallo di Troia. Ma il peccato più grave di Ulisse, che lo ha condotto all’inferno, è stato quello di aver convinto i suoi compagni ad attraversare le colonne d’Ercole e di essersi inoltrato nell’ oceano sconosciuto, proibito agli uomini da Dio.
Dante immagina che Ulisse, una volta ristabilitosi ad Itaca, non riesca ad avere una vita senza imprese ed avventure. La curiosità e il suo bisogno di esperienze nuove sono ancora vive dentro di lui. E’ per questo che con un gruppo di compagni, nonostante l' età avanzata, s’imbarca in questa nuova impresa. Una volta giunti alle colonne d’Ercole (lo stretto di Gibilterra) Ulisse fa un breve ma efficace discorso ( "orazion picciola" ) per convincere i compagni a proseguire nell’impresa. Dice loro: “Fatti non foste a viver come bruti, ma a seguir virtute e canoscenza.” I compagni grazie a queste parole si fanno coraggio e, insieme ad Ulisse, proseguono oltre. Arrivati dopo cinque mesi di navigazione in prossimità di una grande montagna (il Purgatorio), vengono però travolti da un turbine che fa affondare la nave. L’equipaggio è quindi punito con la morte, per aver osato trasgredire un divieto divino.
Dire che l’uomo deve nella vita mirare alla conoscenza e ad un comportamento che segua dei principi è giusto; quello che è sbagliato - e lì sta il peccato di Ulisse - è utilizzare queste parole per trascinare gli altri in un’ impresa sbagliata, perché viola il divieto di Dio.
Alessandro Altieri
l'immagine qui sotto rappresenta le colonne d'Ercole


1 commento:

Anonimo ha detto...

salve,
sono Tiziana Dinoi, una specializzanda in archeologia dell'Università del Salento. oltre a farvi i complimenti per le vostre pagine (fossero tutti gli insegnanti così disposti ad integrare l'insegnamento "scolastico" con uno spazio così vivo e stimolante...), vorrei chiedere dove si posso trovare la xilografia o comunque la stampa che rappresenta le colonne d'Ercole. Vorrei riportarla sul mio poster intitolato "Le colonne d'Ercole e altri punti di contatto dimensionali nel mondo greco arcaico" che devo esporre in una mostra tematica al Museo d'Ateneo Musa nella Città di Lecce. un saluto atutti voi,ringraziandovi dell'aiuto
la mia email è renzi82@virgilio.it
a presto